Real Casa di Borbone delle Due Sicilie

Origini storiche

I BORBONE E LE DUE SICILIE

La dinastia dei Borbone delle Due Sicilie ha avuto origine dalla dinastia capetingia. Essa affonda le sue radici in Ugo Capeto, che divenne re di Francia nel 987. I Borbone salirono poi alla ribalta con Enrico IV, il primo re Borbone di Francia, e Luigi XIV, suo nipote, che ne ampliò l’influenza. La famiglia dei Borbone creò infine un ramo che governava le regioni dell’Italia meridionale, note come le Due Sicilie, accanto ai loro regni in Francia e Spagna.

Una delle più antiche e importanti dinastie europee poté regnare sul più esteso e popoloso stato preunitario d’Italia nel delicato periodo di passaggio dall’età moderna a quella contemporanea, avviando i primi tentativi di industrializzazione
e riportando un sovrano a Napoli dopo alcuni secoli di dominio straniero.

Il REGNO DI CARLO
(1734-1759)

Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, era stato inizialmente designato a ereditare il ducato di Parma e Piacenza da cui la madre proveniva e il granducato di Toscana dove regnava Gian Gastone de’ Medici, rimasto senza eredi diretti.
L’incontro nel 1731 fra il diciannovenne principe Borbone e l’anziano granduca fu istruttivo per la formazione del futuro re che, tre anni dopo, alla guida delle truppe franco-spagnole, ebbe l’occasione di conquistare i regni di Napoli e di Sicilia, scacciando gli austriaci. Da allora re Carlo si propose di non voltare le spalle al proprio secolo e di radunare intorno al suo trono tutte le forze
vive dei due nuovi regni che era chiamato a governare. Avviò numerosi lavori pubblici, cercò di migliorare i trasporti, fondò la celebre fabbrica di porcellane a Capodimonte, sostenne i primi scavi archeologici a Pompei e la costruzione del teatro d’opera di Napoli, il San Carlo. 

Fece inoltre edificare dall’architetto Luigi Vanvitelli una reggia sfarzosa a Caserta che facesse concorrenza a
Versailles. La prudenza mostrata in politica estera, utile a preservare il suo trono durante le guerre di Successione austriaca e dei Sette anni e la politica di laicizzazione della società, attuata in accordo con le altre monarchie borboniche, segnarono un buon esempio di assolutismo illuminato e
un’epoca di indubbio progresso per la storia del Mezzogiorno.
La morte senza eredi del fratello maggiore Ferdinando VI, re di Spagna, costrinse, a malincuore, Carlo a lasciare Napoli. Il re, dopo aver promulgato la Prammatica sanzione del 1759 che regolava i rapporti ereditari fra i regni di Spagna e di Napoli, dovette partire per Madrid insieme alla regina e all’omonimo primogenito Carlo, lasciando Napoli e la Sicilia al terzogenito Ferdinando di appena otto anni.

IL LUNGO REGNO DI FERDINANDO
(1759-1825)

Il giovane re Ferdinando fu affidato a un consiglio di reggenza guidato dal ministro Bernardo Tanucci. Le redini del governo rimasero nelle mani del ministro toscano anche quando il re raggiunse la maggiore età (1767) e l’opera di riformismo illuminato poté proseguire. L’influenza franco-spagnola fu mitigata dall’avvicinamento a Vienna, a seguito del matrimonio di Ferdinando con Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, figlia della grande Maria Teresa. Dopo la rivoluzione francese il regno fu invaso nel 1799 dalle truppe della Francia repubblicana e i sovrani ripararono a Palermo sotto la protezione della flotta britannica, mentre a Napoli fu proclamata la repubblica. La restaurazione, dopo appena sei mesi, avvenne con il favore della maggior parte delle popolazioni meridionali, guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria, ma segnò una pericolosa rottura con la borghesia locale, evidenziata dal Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 di Vincenzo Cuoco. 

Il secondo periodo siciliano (1806-1815) dovuto a una nuova invasione francese del Meridione, portò alla concessione, nel 1812, di una costituzione alla Sicilia da parte del principe reggente Francesco, che fu la prima concessa in Italia al di fuori del sistema napoleonico.
Nel 1815 Ferdinando poté tornare a Napoli in modo definitivo, affiancato dal ministro Luigi de’ Medici che realizzò l’anno dopo la fusione dei due stati in uno solo, il Regno delle Due Sicilie. La decisione provocò il risentimento siciliano, mentre alcuni giovani ufficiali legati alla carboneria fomentarono la ribellione del 1820. Ferdinando riuscì a venirne a capo grazie al sostegno delle
potenze europee, riunite al congresso di Lubiana, che decisero di inviare l’esercito austriaco nel Mezzogiorno. Morì il 4 gennaio 1825, all’età di 73 anni, dopo oltre sessant’anni di Regno.

I REGNI DI FRANCESCO I E FERDINANDO II
(1825-1859)

Il re Francesco I, nel suo breve regno durato appena 5 anni, proseguì la politica del padre sotto la guida del ministro Medici. Ottenne nel 1827 il ritiro del corpo di spedizione austriaco che stazionava ancora nel regno. Fu amante delle scienze e della botanica e introdusse nuovi sistemi di coltura, irrigazione e allevamento promuovendo l’agricoltura, sua grande passione. Nel 1829, poco prima di morire, istituì il Reale ordine di Francesco I, precursore dei moderni ordini civili al merito, che premiava personalità del mondo culturale, scientifico, o distintisi per virtù civili.
A quasi un secolo di distanza il reame tornò ad avere un sovrano ventenne quando Ferdinando II, l’8 novembre 1830, salì al trono. In un’epoca in cui Inghilterra e Francia avevano avviato la loro industrializzazione, di cui l’invenzione della ferrovia era il simbolo, il re promosse la costruzione della prima strada ferrata d’Italia, la Napoli-Portici, nel 1839. Fecero seguito una serie di primati in molti campi, fra cui si ricordano l’inaugurazione del polo siderurgico a Pietrarsa, che andò ad aggiungersi alla prima ditta di navigazione a vapore del Mediterraneo e all’osservatorio vulcanologico installato sul Vesuvio. Durante i moti del 1848 Ferdinando fu il primo sovrano in Italia a concedere una costituzione, ma l’esperimento parlamentare non ebbe successo e nel giro di pochi mesi si tornò all’assolutismo, mentre l’indipendentismo siciliano venne represso. Morì nel suo Real Palazzo di Caserta il 22 Maggio 1859.

FRANCESCO II E NAPOLI
DI FRONTE ALL'ITALIA

Il regno di Francesco II ebbe inizio nel mezzo di una pericolosa crisi internazionale, seguita alla seconda guerra d’indipendenza italiana. La fine dell’influenza austriaca sulla penisola, l’ascesa del Piemonte cavouriano e l’ostilità britannica, favorirono la spedizione dei Mille nel 1860, sostenuti infine da un’invasione dell’esercito sabaudo dal Nord. Di fronte all’aperta violazione della neutralità del suo regno, Francesco II fece appello al diritto internazionale, in un’epoca in cui un tale argomento era già da tempo sentito, ma non ancora ben definito, come poi avverrà dopo le guerre mondiali. Egli si ritirò con la giovane regina Maria Sofia nella fortezza di Gaeta, difendendo con onore ma invano il suo diritto a regnare.
Morì in esilio nel Trentino austriaco nel 1894 senza discendenti diretti e trasmise i suoi diritti al fratello Alfonso conte di Caserta (1841-1934). 

Dopo l’atto di Cannes (1900), i diritti di successione passarono al figlio Ranieri duca di Castro (1883-1973) e quindi ai discendenti del duca, il figlio Ferdinando (1926-2008) e il nipote Carlo (1963) il cui impegno è oggi quello di trasmettere la storia e il retaggio di un regno e della sua dinastia coniugando tradizione ed innovazione nell’ambito di una moderna nobiltà europea. In questo senso va letta la storica decisione del 2016 del Principe
Carlo di non riconoscere la legge salica e di richiamarsi al diritto europeo che proibisce le discriminazioni tra uomini e donne, nominando la primogenita principessa Maria Carolina, duchessa di Calabria, sua legittima erede.